Colantuono

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Oggi intevistiamo mister Luigi Cagni, nato a Brescia il 14/06/1950.

Ex difensore, dopo un campionato Primavera vinto a Brescia esordisce nel 1969 in prima squadra dove militera' per i successivi 9 anni collezionando 263 presenze, quindi Sambenedettese per altri 9 anni collezionando 262 presenze per poi chiudere la carriera nella squadra bresciana dell'Ospitaletto. Da allenatore inizia sulla panchina delle giovanili del Brescia per poi passare alla Centese ed al Piacenza ottenendo dapprima una promozione dalla serie C alla B e poi due promozioni in serie A. Seguiranno Hellas Verona, Genoa, Salernitana, Sampdoria, Catanzaro e nel 2006-2007 l'Empoli che riesce a portare alla storica qualificazione UEFA. Ultima panchina il Parma nella stagione 2008-2009

Sono ormai 3 anni che non La si vede alla guida tecnica di squadre professionistiche. Abbiamo letto della Sua passione per il volo e che ora gestisce un blog su internet. Ma non Le manca il calcio giocato? Quali sono i motivi di questa lunga assenza?

Il campo mi manca tantissimo e per riempire il mio tempo volo, scrivo e studio inglese. Il motivo di tutto questo faccio fatica a spiegarmelo ma penso che oggi sia più importante CONOSCERE CHE SAPERE. Purtroppo io nelle pubbliche relazioni sono un disastro.

Stagione 1992/1993. Per la prima volta nella storia il Piacenza approda in serie A. Terzi in classifica con la terza miglior difesa del campionato. In squadra c'erano Taibi, De Vitis, Piovani e Turrini, solo per citarne alcuni. Erano questi gli obiettivi sin da inizio stagione? Quali emozioni si provano ad entrare nella storia di una societa'?

L'obiettivo era una storica seconda salvezza ma scoprii di avere un gruppo eccezzionale dopo il girone di andata e, zitti zitti, ci dicemmo che poteva succedere di tutto e così fu. E'un grande motivo di orgoglio essere ma, sopratutto, rimanere nella storia di una società come il fatto che sono, nella STORIA del calcio Italiano, il giocatore che ha giocato più partite in B e cioè quasi 500 (mi pare 493)

Con l'avvio nel campionato assistiamo ad una nuova diatriba, tutta televisiva: "meglio giocare con la difesa a 4", "meglio la difesa a 3 se gli esterni...", "l'Inter non va a causa del modulo", ecc. Lei pensa che un allenatore debba avere delle convinzioni tattiche ben radicate e siano poi i giocatori a doversi adattare?

La diatriba dei moduli è esclusivamente giornalistica come tante altre cose nel calcio Italiano. Siamo l'unico paese ad avere, oltre alle reti televisive nazionali anche quelle locali che parlano di solo calcio più 4 QUOTIDIANI sportivi, quindi qualche cosa devono dire. Per quanto riguarda l'allenatore penso che oggi sia lui, nella maggior parte dei casi, a dovere adattarsi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, visto che difficilmente riesce a incidere sulla campagna aqquisti.

Tanti i giovani nel campionato di Serie A, forse per portare un po' di freschezza forse per abbassare il "monte ingaggi", ma alla fine chi fa parlare di se per le proprie prestazioni in campo sono i "soliti vecchi" Del Piero, Totti, Pirlo, Ambrosini, Zanetti, Abbiati, Nesta, Di Vaio, Storari, De Sanctis, Di Natale, ecc. Secondo Lei cosa non va?

Sarebbe ora che entrassimo nell'ottica dei giovani ma dovremmo avere una cultura diversa. La miscela giusta sarebbe una buona parte di giocatori esperti più dei giovani di talento. Il problema stà nel fatto che se i risultati non vengono tutto salta, per primo gli allenatori. Quindi vedrai che ora, essendo all'inizio, giocheranno molti giovani e si vedranno partite spettacolari con tanti gol. Appena ci saranno critiche e la classifica non sarà buona ci saranno esoneri e cambiamenti di impostazione nelle squadre. Dobbiamo migliorare la nostra cultura calcistica. Il risultato non deve essere determinante per le scelte. Organizzare meglio i settori giovanili in riferimento agli obbiettivi e, sopratutto, mettere allenatori ben pagati e professionali a fare crescere, in tutti i sensi, i giovani talenti.