Zenga

L'esonero del mister: istruzioni per l'uso.

Il cambio dell’allenatore rappresenta per una squadra di calcio uno dei momenti di maggiore criticità. Fenomeno assolutamente trasversale conosciuto ad ogni latitudine calcistica, l’esonero trova la sua massima espressione nel calcio italiano dove viene utilizzato in tutte le categorie con grande frequenza. In queste pagine, dopo aver analizzato alcuni dati statistici e ripercorso le esperienze personali in merito all’esonero dell’allenatore, cercherò di definirne il significato individuando le cause che lo generano, i momenti che lo favoriscono, i modi in cui si sancisce, i costi che comporta e le problematiche che lo accompagnano. Un Direttore Sportivo deve conoscere a fondo tutto ciò che un esonero inevitabilmente comporta per valutare se rappresenta o meno la soluzione giusta e, se possibile, prevenirlo. Provvedimento considerato medicina necessaria, cura ricostituente, terapia d’urto o elettroshock per guarire i problemi di una squadra e risolvere tutti i malfunzionamenti che allontanano la società dagli obiettivi che si è prefissata a inizio stagione. Le funzioni terapeutiche dell’esonero sono, a mio avviso, discutibili e le controindicazioni numerose

Che cos’è l’esonero
Dispiace per il mister ma abbiamo il dovere di provarle tutte per il bene della squadra.
Non so se in Italia una società di calcio le provi tutte per risolvere i mali della squadra, ma un tentativo è garantito: esonerare l’allenatore. L’esonero dell’allenatore è un provvedimento strategico con il quale una società di calcio pensa, tenta, spera, di correggere i malfunzionamenti e risolvere le difficoltà che la squadra attraversa in quel momento decretando l’incapacità del professionista in questione a svolgere i compiti a lui affidati. L’esonero è una malsana consuetudine alla quale le società ci hanno abituato e i giocatori si consegnano inermi. "Tanto lo cacciano", non è soltanto un’espressione che racchiude lo stato d’animo di una squadra in difficoltà, "tanto lo cacciano" è un alibi, una giustificazione per arrendersi senza combattere: "tanto lo cacciano lo stesso".
L’esonero è un atto di viltà con il quale la società colpisce l’anello debole del sistema distogliendo l’attenzione dalle proprie mancanze e inefficienze. L’esonero in questi casi diventa un’arma impropria scagliata contro l’allenatore riversandogli addosso colpe e responsabilità.
L’esonero è un fallimento. Fallimento di un progetto che non si è voluto difendere. Fallimento di una pianificazione cui non si è dato il tempo di attuarsi. Fallimento di un’idea in cui non si è voluto credere.
A volte, però, l’esonero è l’unica strada da intraprendere

Esonero: perché
La legge 23 marzo 1981, n. 91 definisce e disciplina i rapporti tra società e sportivi professionisti; l’art. 4 della suddetta legge deroga in merito alla disciplina sui licenziamenti prevista dall’ordinamento per i contratti di lavoro subordinato.
In ambito ordinario il licenziamento dei lavoratori subordinati può avvenire solo per giusta causa con conseguente allontanamento dal posto di lavoro; nel mondo sportivo professionistico l’allenatore, attraverso l’esonero, viene estromesso dal posto di lavoro senza che questo provvedimento comporti l’interruzione del rapporto contrattuale.
L’allontanamento dell’allenatore può avvenire per le ragioni più disparate e le motivazioni delle società, che in qualsiasi categoria adottano questo provvedimento, sono spesso dettate da incoerenza, debolezza e improvvisazione. Le società si dimostrano sempre molto creative nel trovare pretesti per motivare la decisione di un esonero.
Analizziamo ora i motivi ricorrenti che portano i club a licenziare il proprio tecnico valutando quali tra questi sono pretestuosi e quali possono essere ricondotti ad una valida ragione.

Motivi ricorrenti
  • Mancanza di risultati
    In Inghilterra esiste la cultura sportiva, in Francia esiste la cultura della tecnica, in Spagna esiste la cultura del bel gioco, in Italia c’è la cultura del risultato. In Italia non conta giocare bene o giocare lealmente, in Italia conta vincere. Le analisi sul buon operato di un tecnico sono sempre influenzate dai risultati del campo. Ne consegue che la madre di tutte le ragioni che nel nostro calcio portano all’esonero dell’allenatore è la sconfitta. La sconfitta non si accetta, non si sopporta, non si tollera; la sconfitta è dolorosa e richiede un colpevole. La sconfitta genera processi sommari alla ricerca del colpevole. Nel calcio italiano il colpevole è l’allenatore.
  • Pressione dei tifosi
    Molto spesso la decisione di allontanare un tecnico viene indotta da pressioni esterne alla società. Queste influenze possono essere di varia natura ma le più ricorrenti derivano dall’umore dei tifosi. In Inghilterra non è raro assistere a squadre retrocesse applaudite dai supporters in mezzo al campo; in Italia le squadre retrocesse sono assediate dai tifosi negli spogliatoi. Assenza di risultati, confronti con predecessori che hanno lasciato un buon ricordo o beniamini esclusi dall’undici titolare sono potenziali motivi scatenanti delle antipatie della piazza nei confronti di un allenatore. In un contesto in cui le curve sono sempre più forti e le società sempre più deboli, lo stadio si trasforma in una vera e propria arena dove la folla decide le sorti di un allenatore e induce il Presidente di turno a tramutarsi in Imperatore che decreta l’esonero con il pollice verso. Così facendo le società soddisfano le volontà popolari e assecondano l’opinione pubblica per distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità.
  • Pressione dei media
    Nel calcio italiano le campagne mediatiche a favore o contro un allenatore sono frequenti. Che si tratti di una realtà locale dove il rapporto stampa-società-allenatore è più diretto o di una realtà metropolitana seguita dalle maggiori testate nazionali, non è facile stabilire se siano le linee editoriali a fomentare la piazza per forzare un esonero o se al contrario i media assecondino l’umore popolare sollecitando il licenziamento del tecnico. Sta di fatto che i mezzi d’informazione finiscono talvolta per accanirsi invocando l’esonero del mister come una liberazione, che puntualmente arriva.
  • Pressioni esterne da parte degli stakeholders
    Non solo i tifosi o i media possono esercitare pressioni sulla società invocando un esonero. Esistono altri portatori di interesse nell’avvicendamento del tecnico: allenatori disoccupati, ex giocatori che vogliono intraprendere questa nuova carriera, agenti che propongono un loro assistito e dirigenti sportivi sono sempre pronti a dispensare buoni consigli ai Presidenti alle prese con cattivi risultati. I canali per far pervenire le candidature non mancano e, casualmente, la domenica gli allenatori disoccupati affollano le tribune degli stadi delle squadre in crisi. Ogni mezzo è buono per insinuare un dubbio crescente nelle convinzioni di una società in merito alla sua conduzione tecnica e qualche volta questo lavoro ai fianchi produce l’effetto desiderato: un nuovo posto di lavoro disponibile.
  • Incompatibilità con la squadra o parte di essa
    Se sovente i dirigenti si confrontano con i calciatori per cogliere gli umori della squadra nei confronti dell’allenatore, allo stesso modo gli atleti non perdono occasione per mandare segnali alla società qualora il tecnico risulti loro poco gradito. Carichi di lavoro considerati eccessivi, rigidità temperamentale, incomprensioni tattiche o minutaggio insufficiente sono solo alcuni dei pretesti ai quali si possono appellare i giocatori. Nell’arco di una stagione ci sono sempre calciatori scontenti, poco utilizzati o incompresi. Le rose delle squadre sono talmente ampie che nemmeno il miglior turn-over può regalare soddisfazioni a tutto l’organico. Nel momento in cui montano i malumori dei giocatori che hanno un peso specifico da far valere in società o nell’ambiente, si possono generare conflittualità forti con il mister. Nel calcio di oggi i giocatori sono vere e proprie imprese individuali che, direttamente o indirettamente attraverso i propri agenti, cercano di far valere le proprie ragioni. Non è raro assistere ad esoneri indotti da pressioni effettuate da membri della squadra o addirittura singoli calciatori
  • Presenza di diverse correnti societarie
    Le società presentano, soprattutto nelle categorie inferiori, delle proprietà composite con maggioranze non sempre assolute. La necessità di ripartire il rischio d’impresa tra più soci aumenta le cariche sociali e porta spesso a discrepanze decisionali. In alcuni club i Vice Presidenti si sprecano e con loro i candidati alla panchina si moltiplicano. La scelta dell’allenatore all’inizio dell’anno è controversa e a meno che non produca un percorso netto formidabile la sua caduta durante la stagione è assicurata.
  • Conflittualità con la proprietà
    La banale intromissione tecnica del Presidente nella gestione della squadra rappresenta il caso più eclatante di conflittualità che si può generare tra proprietà e allenatore. Sistema di gioco troppo offensivo o, al contrario, troppo difensivo, mancato utilizzo di alcuni giocatori, sostituzioni considerate sbagliate e scarsa valorizzazione dei giovani sono obiezioni con le quali un tecnico deve spesso convivere. Queste interferenze, piuttosto frequenti, non sono l’unico esempio di contrasto tra tecnici e presidenti. Non solo le sconfitte producono tensioni, ma talvolta anche i successi e la distribuzione dei meriti delle vittorie possono indurre un sentimento perverso che alimenta invidie e gelosie. Nel calcio italiano è ancora molto radicata l’idea del Presidente mecenate che trae giovamento e visibilità dalla conduzione societaria della squadra della città. Il ritorno di immagine che garantisce questa posizione è esponenzialmente superiore a qualsiasi altra forma di investimento pubblicitario. Se la grande popolarità acquisita è offuscata da meriti che vengono riconosciuti al solo lavoro del tecnico, si possono generare conflittualità pericolose che in alcuni casi trovano soluzione solamente con l’esonero del mister. Tutte queste motivazioni, sovrapponibili e cumulabili tra loro, fanno parte del ventaglio di pretesti cui una società è solita appellarsi per giustificare l’allontanamento del proprio tecnico scaricando le colpe su un unico capro espiatorio: il mister. Il solo verificarsi di una di queste situazioni rappresenta già di per sé la prova del malfunzionamento societario; piuttosto che attaccarsi a queste giustificazioni o cedere alla tentazione dell’esonero una dirigenza dovrebbe preoccuparsi di salvaguardare, tutelare e rafforzare realmente la posizione del mister dimostrando autorevolezza e rischiando anche di diventare impopolare. Assistiamo invece frequentemente a retoriche difese d’ufficio poco convincenti: dichiarazioni pubbliche di rito che risultano poco credibili.

Valide ragioni
A mio avviso i giustificati motivi per cui è corretto assumere la decisione dell’esonero sono ben altri rispetto a quelli sopra citati. Il ricorso all’allontanamento del tecnico deve essere preso in considerazione solo quando la società ha preventivamente messo in pratica tutte le azioni necessarie per tutelare, sostenere, salvaguardare e rafforzare la posizione dell’allenatore e, nonostante questo, il mister si pone in una delle seguenti situazioni:
  • Perdita di controllo tecnico e gestionale sulla squadra
    Quando un allenatore non riesce più ad incidere sulla squadra sotto il profilo tecnico e comportamentale l’esonero diventa difficile da evitare. Se gli stimoli tattici e motivazionali che il mister trasmette ai giocatori non vengono più recepiti dal gruppo con conseguente perdita di leadership e autorevolezza del ruolo, la funzione del tecnico è gravemente compromessa. Inoltre se il mister si fa influenzare nelle scelte da pressioni esterne di dirigenti, tifosi o media, la sua posizione risulta delegittimata agli occhi della squadra e le probabilità che riesca ad incidere su di essa si riducono notevolmente
  • Disallineamento dal progetto societario concordato ad inizio stagione
    L’allenatore deve rispettare e cercare di attuare i programmi preventivamente concordati con la società. Se nell’esercizio delle sue funzioni il tecnico per un interesse individuale viene deliberatamente meno alle strategie condivise e accettate ad inizio stagione con la società, l’esonero diventa inevitabile. Comportamenti, comunicazione con i media, decisioni e gestione tecnica devono essere sempre in linea con l’interesse della squadra e del conseguimento degli obiettivi prefissati.
  • Mancato rispetto degli obblighi derivanti dal contratto e/o comportamenti lesivi della reputazione e dell’immagine della società
    I doveri istituzionali e le norme di comportamento che un tecnico deve rispettare nell’esercizio della sua attività sono disciplinati dagli articoli 19 e 35 del Regolamento del Settore Tecnico oltre che dall’accordo collettivo di categoria attualmente in fase di rinegoziazione tra le parti. Assenza ingiustificata agli allenamenti o alle gare, insulti, aggressioni, dichiarazioni contro la proprietà o altre strutture societarie sono alcuni esempi di comportamenti che non solo giustificano l’esonero di un allenatore ma lo espongono a possibili squalifiche, sanzioni pecuniarie e, nei casi più gravi, alla richiesta da parte della società della risoluzione contrattuale
Perdita di controllo tecnico e gestionale sulla squadra, disallineamento dal progetto societario concordato e mancato rispetto degli obblighi derivanti dal contratto e/o comportamenti lesivi della reputazione e dell’immagine della società sono a mio avviso le uniche ragioni che possono giustificare l’esonero di un allenatore.

Esonero: quando e come
Abbiamo esaminato diversi motivi dell’allontanamento della guida tecnica della squadra, cerchiamo ora di valutare se vi sono momenti particolari in cui viene deciso un esonero e le relative procedure burocratiche e comunicative che lo accompagnano.
  • Timing
    Purtroppo nei campionati italiani ogni momento è buono per "cacciare" un allenatore e, dal ritiro estivo alla penultima gara della stagione, il mister non è mai al riparo dal rischio allontanamento. Innanzitutto va evidenziato come la stragrande maggioranza degli esoneri si consumi dopo la disputa di una gara a riprova del fatto che il risultato sportivo se non è la causa di questa decisione ne rappresenta senz’altro il detonatore. La cultura del risultato che accompagna l’universo calcistico nazionale non perdona; in Italia un allenatore in bilico può risolvere le incomprensioni, può superare le contestazioni ma rimane impotente davanti alla sconfitta. Per questo motivo l’immediato dopo gara o al massimo il giorno seguente, risultano essere i momenti in cui si decide la maggior parte degli esoneri. Fondamentalmente questo timing si spiega soprattutto per due ragioni: distogliere parzialmente l’attenzione dei più dalle colpe della società e permettere al nuovo allenatore di iniziare il ciclo di lavoro settimanale alla ripresa degli allenamenti mettendolo così nelle condizioni di affrontare l’impegno agonistico successivo con una migliore conoscenza del nuovo contesto lavorativo. Da notare che esistono delle eccezioni che vedono talvolta le società esonerare i propri tecnici all’indomani di una vittoria. Chiaramente questi rari eventi non rientrano nella casistica legata al risultato ma si consumano comunque spesso subito dopo la gara. Questo aspetto dimostra come la partita con le sue tensioni ed emozioni possa generare in allenatori e dirigenti reazioni impulsive che talvolta portano a decisioni poco razionali. Vi sono altri periodi della stagione che presentano una casistica ricorrente di sollevamento dall’incarico dei tecnici. In primo luogo alla vigilia di una sosta di campionato. È piuttosto frequente rilevare tra le argomentazioni a sostegno di un esonero che si verifica in questi periodi, che le società pur non essendo pienamente convinte, forzano la decisione in virtù del fatto che quindici giorni di lavoro senza partita rappresentano una ghiotta occasione da offrire ad un nuovo allenatore. Altro momento a rischio esonero è la vicina chiusura delle finestre di mercato. Anche in questo caso la possibilità di intervenire sull’organico determina scelte che dipendono molto dalle necessità tecniche dettate dall’allenatore. Se in quel determinato periodo la fiducia riposta nel mister vacilla, la tentazione della società di anticiparne l’allontanamento aumenta conservando così la possibilità di modificare la squadra alla luce delle esigenze del nuovo allenatore. Appare quindi chiaro come in Italia, una sconfitta, alla vigilia di una sosta di campionato, a pochi giorni dalla chiusura della campagna trasferimenti, rappresenti per un allenatore in bilico un cocktail esplosivo
  • Modi
    Considerando che un Direttore Sportivo deve essere pronto a lavorare in contesti societari diversi dai più organizzati ai meno strutturati, è importante conoscere la modalità con cui gestire burocraticamente l’onere di un esonero. Una società di calcio non può affidare l’incarico di responsabile tecnico della Prima Squadra a due soggetti diversi contemporaneamente. Questa raccomandazione apparentemente scontata si scontra con la superficialità di alcune realtà sportive i cui dirigenti gestiscono la questione con poca attenzione alle procedure necessarie affinché l’esonero sia correttamente formalizzato. Nei professionisti la modalità con cui si comunica questa decisione al diretto interessato non è disciplinata da alcun regolamento ma per consuetudine si usa la forma scritta con certezza di consegna: telegramma, raccomandata con avviso di ricevimento o raccomandata a mano.
    Nei dilettanti la procedura è invece disciplinata dall’art. 43 del Regolamento della Lega Nazionale Dilettanti, inserito nelle Carte Federali, che sancisce che:
    le dimissioni o l’esonero degli allenatori devono essere comunicate alla controparte a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento. Informare il tecnico non è comunque sufficiente per la ratifica dell’esonero; infatti sia le società professionistiche che dilettantistiche hanno l’obbligo di comunicarlo in forma scritta su appositi moduli all’ufficio tesseramenti del Settore Tecnico della F.I.G.C. e alla propria Lega di appartenenza. La gestione di un esonero sovente non si esaurisce con il solo adempimento dell’iter burocratico poiché si tende a gestire questo provvedimento con una platealità talvolta eccessiva. Infatti i modi con cui viene trasmessa questa decisione sono molteplici: in diretta tv o radiofonica, sui siti internet, urlato in sala stampa o sussurrato al giornalista amico che potrà farne un’esclusiva. I mezzi di informazione si sprecano e prima o dopo tutti rappresentano un potenziale megafono che presidenti e società utilizzano in maniera più o meno plateale per annunciare la loro presa di posizione. A volte toni e contenuti del messaggio trascendono cedendo alla tentazione di colpevolizzare al massimo il tecnico di turno che diventa così un utile capro espiatorio o un diversivo da offrire nell’analisi di un momento negativo della propria squadra. Personalmente ritengo che un Direttore Sportivo abbia il dovere, nel momento in cui la società decide di adottare questo provvedimento, di fare in modo che lo stesso venga comunicato al destinatario prima che ai giornalisti e che la questione venga gestita in maniera sobria con il massimo rispetto del professionista esonerato. Considero inoltre queste attenzioni necessarie per coerenza con la scelta societaria effettuata nel momento in cui si è puntato sull’allenatore in questione.

Frasi fatte: sempre utili in caso di esonero
Da usare all’occorrenza in caso di esonero, in qualsiasi contesto, in qualsiasi categoria.
  • Era necessaria una scossa;
  • Andremmo esonerati tutti, ma non si può cacciare un’intera rosa di giocatori e dirigenti;
  • La società ha fatto quanto doveva, ora tocca alla squadra;
  • I giocatori non hanno reagito, spiace per il mister ma serviva qualcosa di diverso;
  • Non ci sono più alibi;
  • Il gruppo però deve farsi un esame di coscienza;
  • La società non poteva stare ferma, ora tocca ai giocatori;
  • Dispiace per il mister ma abbiamo il dovere di provarle tutte per il bene della squadra;
  • Ora bisogna solo tacere e pedalare.