Spalletti

I risultati stentano ad arrivare? Cambiamo il tecnico.

Personalmente non sono a favore dei cambi di allenatore a stagione "in corso". Molto spesso invece, non solo nel calcio ma anche nel basket ed in altre discipline sportive, presidenti, tifosi e dirigenti adottano questa strategia con la speranza che i risultati negativi si trasformino gradualmente in risultati positivi. In tanti anni di esperienza ho notato che effettivamente, quando un allenatore viene esonerato e ne sub-entra un altro, la "scossa" c'è. Ma spesso perdura due o tre partite al massimo. Successivamente la squadra ritorna pian piano sul trend che aveva con l'allenatore precedente.

Questo avviene solitamente quando i problemi che avevano portato alle sconfitte erano di natura tecnica, ad esempio una rosa non competitiva. Nel caso di problemi di ordine "psicologico", ad esempio gruppo non unito o problemi "di spogliatoio", il cambio di "panchina" può essere positivo solo se il nuovo coach riesce a farsi accettare e lavora per ricostruire il gruppo squadra. In caso contrario la famosa "scossa" può durare davvero poco. Se invece il problema è legato esclusivamente alla figura di un allenatore che non è risucito ad imporsi o a farsi accettare allora il cambio di guida può risultare proficuo.

Si nota quindi come sia difficile questo passaggio e che debbano essere considerati diversi parametri prima di lanciarsi in una scelta che risulta essere molto delicata. Per tutti questi motivi è opportuno pertanto che la dirigenza analizzi con intelligenza quali possano essere le cause delle sconfitte, delineando le potenziali soluzioni, magari con l'aiuto di uno Psicologo Sportivo esperto in analisi organizzativa e psicologia dei gruppi sportivi.

La scelta di un allenatore rimane comunque un aspetto determinante per il successo di una squadra. Un allenatore capace può trasformare un gruppo mediocre in un team vincente o migliorare una squadra già competitiva. Deve saper costruire un gruppo, amalgamare giocatori e personalità diverse, gestire i conflitti, supportare i giocatori più giovani, divenire un punto di riferimento per tutti, guidare un gruppo al raggiungimento di obiettivi comuni condivisi. Oltre, naturalmente, a saper mettere bene in campo gli 11 giocatori.

Come si vede il compito di un allenatore non è semplice, e mai banale. Le delusioni sono dietro l’angolo, le difficoltà sempre in agguato. E’ bene pertanto che ci sia una certa programmazioni, sia tattica, sia psicologica. Allenare una squadra dal punto di vista psicologico è altrettanto importante del saperla schierare sul rettangolo di gioco. Significa gestire e costruire il gruppo, aumentarne l’autostima e la fiducia nei propri mezzi. Pertanto un buon allenatore dovrà programmare prima di ogni stagione il lavoro che andrà a fare per non trovarsi ad improvvisare già in ritiro. In questo senso lo Psicologo Sportivo può affiancarsi alla figura del mister, aiutandolo nella gestione e nella crescita psicologica della squadra, così come il preparatore atletico lo aiuta nella crescita della condizione fisica, il masso-fisioterapista nella soluzione dei proplemi muscolari dei giocatori, e via discorrendo.

In tale ottica la migliore dirigenza è quella che non interviene nelle scelte dell’allenatore, anzi, lo supporta e lo incoraggia, senza mai valicarne i confini. A inizio stagione i ruoli devono essere ben definiti, ogni interferenza sarà deleteria. Dirigenza, staff tecnico e presidente dovranno essere una squadra nella squadra per raggiungere insieme gli obiettivi prefissati. Se questo non avviene il rischio è che si crei confusione, l’ambiente di lavoro diventa difficile e a farne le spese è spesso il rendimento dei giocatori, e se i risultati non arrivano è spesso l’allenatore ad essere allontanato.

Se le cause di un esonero sono queste, un allenatore può andarsene a testa alta, sapendo di aver fatto il massimo nelle sue possibilità. Una buona autostima in questi casi, magari analizzando quanto successo e perché, sarà di aiuto a questi sfortunati allenatori.

Un giovane allenatore invece avrà le spalle più scoperte, l’autostima come coach deve ancora costruirsela. Ma analizzare le situazioni gli sarà di sicuro aiuto, così come l’avere ben chiari in mente i propri punti di forza, caratteriali e tecnici. Tra questi, fermezza e autorevolezza sono due ingredienti importanti, senza dimenticare il buon senso. Autorevolezza non è sinonimo di autoritarismo! Un allenatore autorevole può decidere, in un certo frangente, di essere autoritario, ma con consapevolezza. Difficilmente accede il contrario.

Nel caso invece che un allenatore sub-entri a stagione in corso, è opportuno che si guadagni la fiducia dei calciatori con gradualità, senza imporsi in modo dittariorale e senza stravolgere del tutto quanto fatto dal suo predecessore. Soprattutto, dovrà relazionarsi ai giocatori cercando di individuare insieme a loro le cause degli scarsi risultati raggiunti e trovare insieme le possibili soluzioni. Un approccio democratico, soprattutto all’inizio, potrebbe portare ad una migliore accettazione del nuovo tecnico da parte dei giocatori e dello staff.

Questa a mio avviso rimane però una soluzione estrema. L’ideale sarebbe scegliere già a inizio stagione un allenatore capace e potenzialmente adatto a gestire il tipo di gruppo che dovrà allenare. E questa scelta, come si sa, non è sempre facile. Per tale motivo è opportuno che ci sia alle spalle una dirigenza preparata ed intelligente. Spesso invece nel calcio di oggi, a tutti i livelli, i dirigenti sono del tutto incapaci a gestire il pre-campionato ed il campionato in corso. Sono talvolta persone non profesioniste e senza un’adeguata preparazione alle spalle, amici di amici. Altre volte sono volontari da elogiare, ma anche in questo caso carenti dal punto di vista professionale.

Detto questo è importante che un allenatore, qualunque sia la sua esperienza, il fatto che sub-entri a campionato in corso o sia stato esonerato, abbia fame di successi e la trasmetta ai suoi giocatori motivandoli, sapendo al contempo di poter lavorare solo ed esclusivamente sul miglioramento della prestazione di gruppo. I risultati ne saranno una diretta conseguenza.